CATALOGO DEGLI ODIATORI DEL PRIDE
Forse è vero che la rete tira fuori il peggio delle persone, la mancanza di ogni interfaccia umano e la solitudine nella quale esprimiamo i nostri giudizi ci dà il brivido fugace di essere dei censori universali e così ogni tanto, lo abbiamo fatto tutti, succede, ci scappa un po’ la mano. Non vorremmo proprio farlo, ma dare la nostra massima universale al resto del mondo ci pare una occasione che non possa essere persa. Forse davvero lo strumento ha fatto in modo che la parte peggiore di noi uscisse fuori, ma questa parte peggiore c’è, ed è il caso che cominciamo a guardarla negli occhi come molta serietà perché potrebbe accadere che, un giorno, venga su tutta assieme, come è accaduto già tante volte nel corso della storia.
In un paese dove aggressioni ai danni delle donne, delle persone omosessuali e transessuali sono all’ordine del giorno, le istituzioni dovrebbero avere l’attenzione di scegliere quale iniziative sostenere, e non parliamo di un aspetto economico, ma di un aspetto politico e culturale. Ha scelto di non farlo l’amministrazione della città di Genova che negando, per la prima volta, il patrocinio alla giornata mondiale contro l’omofobia e al Liguria Pride, finisce per legittimare indirettamente il calderone di pregiudizi.
E come era prevedibile, dalle pagine dei giornali online, ecco che un fitto sottobosco di commentatori e commentatrici, risvegliato dal richiamo ancestrale dell’omofobia, comincia a rigurgitare pensieri. Proviamo a prenderla con ironia, perché esiste anche una parte di commenti che fa ben sperare che esiste una civiltà sana che ha validi argomenti per difendere la civiltà. La stessa ironia non dovrebbero permettersela le istituzioni che, nel momento in cui privano di legittimità associazioni e soggetti che si battono contro ogni forma di violenza, finiscono implicitamente per esserne complici.
Osservando un po’ i commenti degli haters direi che ci sono 7 grandi famiglie di pensatori:
1. Quelli che il carnevale è già passato. Per questa categorie di persone, la cosa totalmente inaccettabile dei Pride è il fatto che qualcuno, ad esempio, possa stare in costume. Ebbene sì. Declinata nelle due forme “carnevalata” e in quella più sfumata di “cattivo gusto” il vero dramma che nuoce grandemente al riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali sono i corpi ‘indecenti’. Chi e che cosa offende? Siamo abituati a vedere in tv, in prima serata, corpi femminili selezionati, esposti, umiliati; corpi di bimbi e bimbe sessualizzati, sulle spiagge come nei magazine; mega immagini pornografiche che ricoprono gli edifici delle grandi città per pubblicizzare prodotti. Persino chi si consuma i polpastrelli a forza di navigare su youporn si sente in dovere di farti una parabola morale. Quello che fa sorridere chi ai Pride è stato, è la totale lontananza da quello che realmente succede, ad esempio, nella nostra città. Non l’hanno mai visto, ma non importa, via con l’attacco di stelle filanti e coriandoli
2. Quelli che le vittime sono loro. “Belin adesso se non sei gay sei razzista e fascista…”, Il tipo di persona che ritiene che l’affermazione di un diritto o la fine di una discriminazione sia un attacco alla propria libertà, quasi alla propria sopravvivenza: “chi si sente diverso deve manifestare attaccando chi, per loro, si sente normale; se non si sentisse diverso non ci sarebbe bisogno di fare cortei, ma dopo cosa gli resterebbe da fare???” Se siete mai stati a un Pride per altro l’idea che, in quel contesto, qualcuno attacchi qualcun altro/a è così lontana che davvero si fa fatica a capire di cosa parlino. Proprio non ce la fanno a pensare che i diritti di ogni soggetto sociale possano essere
rivendicati assieme, e soprattutto che i modi di essere si intersecano e si compenetrano e che, incredibile a dirsi, una persona può essere omosessuale e disoccupata, omosessuale e disabile, etc.
3. Quelli che “i problemi importanti sono altri”. E già, siamo tutti ricchi (in fondo siamo la lobby più potente del mondo no?) per cui cosa ci importa del lavoro! Anche se gli dici che il patrocinio è gratuito non gli interessa. Ci sono cose più importanti. Dunque non è importante che in questo paese crescano gli episodi di bullismo, in larga parte di matrice omofobica. Dunque non è importante parlare di violenza nelle scuole, dove ogni anno vengono distrutte le vite di ragazzi e ragazze, spingendo alcuni/e persino al suicidio. Il problema è il lavoro, vero, e non vale anche quando sei discriminata come persona transessuale? Perché guardare al mondo, come se le persone omosessuali fossero solo ritratti da televisione o da rotocalco, come se non fossero soggetti a tutto tondo che condividono, con il resto della società, le medesime difficoltà e aspirazioni? Allora i problemi altri più importanti sono solo pretesti per dire “i veri cittadini siamo noi, quelli di serie A, unici ad avere diritto ai diritti”.
4. Quelli che l’ostentazione. Forse potrebbe essere una sottocategoria di “quelli che la carnevalata”, ma ci sono alcune differenze. Questi commentatori esordiscono con frasi apparentemente neutre tipo “Se fossi gay starei alla larga da questo tipo di manifestazioni che accentuano semmai i luoghi comuni sulle persone omosessuali” o “l’omosessualità è un aspetto privato, non un fenomeno da circo…”. A tratti sembrano pure che si preoccupino per te, carino no? Non ci sono mai stati a un Pride, eppure hanno un saggio consiglio da darti e sanno cosa è meglio per te. Da questi commenti traspare un immaginario riduttivo: l’omosessualità solo come rapporto sessuale, e non come dimensione affettiva, emotiva, relazionale, oltre che sessuale. No, l’omosessualità non è un fatto privato: lo è nei regimi autoritari, lo è dove si ha paura di vivere liberamente la propria vita, lo è dove nonostante non si venga perseguiti dalla legge si vive ancora sotto lo stigma dell’insulto e della violenza. Lo è ancora anche in un paese come l’Italia.
5. Quelli che “tutto va bene”. Esordiscono con “non mi pare che oggi ci sia discriminazione” … eh no, in effetti no. Nella discussione della legge sulle unioni civili c’era chi paragonava l’unione di persone dello stesso sesso a quelle con animali, ma tutto bene cara, non si preoccupi. Mi viene sempre in mente quel personaggio di Albanese “E un po’ di tempo che va tutto benissimo”
6. E poi c’è il genio improvviso, il lampo che non ti aspetti e che ti fa pensare che il mondo in fondo non è così noioso. Hai già visitato 200 profili di persone con foto di Putin, frasi tipo “non tutti nascono guerrieri” (con il sottotesto che loro con lattina di birra in mano e la pancetta sarebbero guerrieri), gattini cuoricini e cagnolini accompagnati da commenti tipo “dovete morire tutti soffrendo”… ma poi arriva.
7. “Ma il senso oggi delle sfilate omo ci sarebbe altrove dove sono negati i diritti… che so Iran ad esempio”. “Vadano a fare tavolate ai ristoranti come facciamo tutti altrimenti continuano a rimarcare le loro eventuali differenze”. Visto che andare in ottomila in Iran mi sembra complicato e costoso, potremmo fare tutti/e in pizzeria. Eh, dai? Non è male come idea.
E quando leggi questi commenti il sorriso ti affiora, non ce la fai a trattenerlo. Poi pensi che qualcuno così potrebbe sedere in consiglio comunale… e già ti viene molto meno da ridere.